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Smile, Beauty and More

Pesche sciroppate, e il buon tempo!

Ecco la meraviglia delle meraviglie, il sogno proibito! Davanti alla scura, monumentale, vetrina del salotto ho fatto la bava per anni per tutti quei barattoli di vetro colorati, pieni di robina buona che la nonna, a mò di formichina, riponeva senza sosta e che non potevano essere toccati almeno fino a Natale.

… Quella caleidoscopica e profumata credenza generava una sensazione di godimento e di sicurezza che non ho mai più provato.

Era arrivato il momento di pensare a quando nell’orto ci sarebbero stati solo cavolo nero, verze e finocchi.. buoni quanto vuoi ma privi di quell’appeal delle verdure dell’estate. Io corteggiavo la nonna per giorni, le davo il tormento affinché mi aprisse almeno un barattolo di melanzane sott’olio con le acciughine e i capperi! Che festa allora, quando c’era un ospite e uno di quei barattoli finiva sulla tavola per accompagnare un pezzetto di lesso, un triangolo di frittata o l’uovo sodo. Confesso che un paio di volte mi sono ritrovata nascosta nella dispensa, a ingozzarmi di carciofini, funghi e altre bontà, ma l’adrenalina che mi rendeva ladra non mi faceva nemmeno gustare quello che mangiavo arraffandolo… accidenti ai sensi di colpa!

Questi sono alcuni versi -in cui mi ci ritrovo molto- di Luisanna Messeri, tratti dal suo libro ” Una famiglia in cucina, la mia” dove  ben fa capire secondo me la sensazione e l’importanza dell’arte di conservare, l’importanza di non sprecare quel soprappiù, di conservarlo gelosamente, golosamente per il futuro.

Credo che il posto che amo di più in assoluto dopo la cucina sia la dispensa, mi piace vedere in questo periodo dell’anno piano piano gli scaffali che si riempiono con vasetti di mille colori. E’ un ciclo che tutti gli anni si ripete, si inizia a giugno con qualche marmellata ma il vero lavoro si prolunga fino ad agosto, dove si concentrano  la maggior parte di conserve e confetture che prepariamo qui in campagna, la regina di questo periodo è senza dubbio la passata di pomodoro. Ho sempre vissuto questo momento che posso definire di condivisione famigliare: sì, perché tutti danno il loro contributo alla preparazione, chi lava i pomodori, chi accende la stufa sotto il portico… Anche questo è un modo, un pretesto per ritrovarsi. Poi c’è la frutta sciroppata, che di solito veniva posizionata in alto sullo scaffale dopo la marmellata, dove era molto difficile arrivare senza scala per noi bambini, e che gioia quando finalmente nei giorni -freddi- di festa potevamo ritrovare un po’ d’estate!

pesche sciroppate3

Il procedimento è praticamente uguale a quello delle ciliegie sciroppate che feci un po’ di tempo fa, con questa dose di sciroppo potete sciroppare anche le pere per esempio.
Ingredienti
dose per 2 vasetti da 1litro
3kg di pesche mature ma sode
250g di zucchero
1 bacca di vaniglia
1 litro di acqua

Per prima cosa sterilizzate per bene i vasetti, immergendoli in una pentola per 5 minuti in acqua bollente, poi scolateli e asciugateli bene con uno strofinaccio di cotone pulito.

Poi preparate lo sciroppo di zucchero. In una pentola mettete lo zucchero, la bacca di vaniglia e il litro di acqua, portate ad ebollizione e mescolate fino a che lo zucchero non si sia completamente sciolto. Potete aromatizzare lo sciroppo anche con  della cannella, o a chi piace con dei rametti di rosmarino.

Lavate le pesche e sbucciatele, tagliatele a metà e privatele del nocciolo, mettetele nei vasetti, avendo cura di non lasciare troppi spazi vuoti tra una pesca e l’altra, se necessario premete un pochino con le mani, in cottura poi il volume delle pesche invasettate diminuirà.

Riempite i vasetti con lo sciroppo fermandovi a due centimetri dal bordo, chiudete infine i vasetti.
Poi metteteli in una grossa pentola piena di acqua avvolti in canovacci di cotone e fate bollire per 6/7 minuti, trascorso il tempo spegnete il fuoco e fate raffreddare all’interno dell’acqua.
Quando si saranno raffreddati toglieteli dall’acqua, asciugateli bene, etichettateli come più preferite!
Si conservano in un luogo asciutto e buio anche per 8/12 mesi; una volta aperto il vasetto si conserva in frigorifero per 3/4 giorni.

pesche sciroppate2pesche sciroppate1

 

 

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. giusi_g dice

    21 Agosto 2015 alle 16:03

    mi sgolo di riuscire a farl e prima o poi le farò … anche le pere mi catturano … grazie Daniela sei preziosa con i tuoi consigli e leggerti è sempre un’emozione … non ho la dispensa …. le mie marmellate riposano su un vecchio mobile in cantina ho terminato quest’anno alcuni vasi del 2013 erano ancora buonissime … forse ancor più di allora …tra qualche giorno preparo quella di pesca ….da mangiare prossimamente … un abbraccio
    giusi

    Rispondi
  2. Mary Vischetti dice

    21 Agosto 2015 alle 17:43

    Mia nonna faceva sempre le pere sciroppate, perché aveva delle piante di pere e, a quei tempi, non si comprava nulla che non fosse davvero necessario. Erano deliziose…ne ho davvero nostalgia, delle pere, ma anche dei nonni…La tua ricetta mi piace tanto. Me la sono segnata subito, così anch’io potrò conservare un po’ dell’estate, come faceva la mia nonna. Baci, Mary

    Rispondi

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In una limpida mattina di febbraio, l’aria frizz In una limpida mattina di febbraio, l’aria frizzante entra dalla finestra e illumina il piano di lavoro della mia cucina. Fuori, il freddo invita a restare in casa e a dedicarsi con calma alla cucina, mi lascio avvolgere dal profumo di caffè, lo sorseggio lentamente. Sul tavolo, un sacchetto di patate viola attende di essere trasformato. Le guardo con un sorriso: sono un regalo speciale, ricevuto da un’amica che conosce bene la mia passione per gli ingredienti di stagione. La loro buccia rugosa nasconde una polpa sorprendente, di un viola intenso, quasi ipnotico.

Le lesso con cura e, man mano che l’acqua sobbolle, un profumo delicato e leggermente dolciastro si diffonde nella cucina. Quando finalmente affondo la forchetta, le patate cedono con facilità, rivelando la loro consistenza morbida e farinosa. Le schiaccio con pazienza, lasciando che si trasformino in una nuvola soffice pronta ad accogliere la giusta quantità di farina. Lavoro l’impasto con gesti sicuri e lenti, assaporando il piacere del contatto con la materia, fino a ottenere una massa omogenea ed elastica.

Tagliare i filoncini e formare gli gnocchi diventa un rito quasi meditativo: ogni pezzo scivola tra le mie dita prima di passarlo sui rebbi di una forchetta, creando quelle leggere scanalature che cattureranno al meglio la crema di taleggio. Il viola intenso degli gnocchi spicca contro la spianatoia di marmo infarinata, regalandomi un piccolo spettacolo cromatico, una gioia per gli occhi prima ancora che per il palato.

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Le patate vecchie sono perfette per gli gnocchi: m Le patate vecchie sono perfette per gli gnocchi: meno acqua, più amido e un impasto che resta compatto e morbido. E se fossero anche… viola?
Sul blog trovate una nuova ricetta e il condimento che ho scelto per esaltarne al meglio il sapore. 

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